mercoledì 10 agosto 2011

La parabola discendente di Althea


{Lacrime violacee sgorgano da nuvole basse e cariche di paranoie; 
il vento è una feroce costante che mi penetra le tempie

Stamani ho preso una decisione che trabocca d'importanza ed euforia.
Riporterò su questo straccio di quaderno, giallognolo dai dispiaceri, incrostato di lacrime e sangue, la corrente dei miei pensieri, fissandoli sulla carta e conferendo loro una parvenza d'eternità.

Banale banale, quanto sono! E folle, hanno ragione loro, Folle!
Riuscirò mai a sconfiggere i tanti fardelli che mi perseguitano, impedendomi il respiro, intralciandomi il sonno?, annientando la mia volontà, 
uccidendomi, a poco a poco?
Eppure persisto. Eppure vivo, nonostante il buio tutt'intorno e dentro me.

Eppure scrivo. Perchè scrivere è un pò come setacciare le vie dell'Incommensurabile, dar forma all'Informe, armarsi d'amorevole astrattismo provando a teorizzare prospettive sempre nuove. 
E' tingere di vitale inchiostro il capo e le membra, sino al midollo ed Oltre, oltre...
E' plasmare una realtà fittizia, eppur viva e spaventevole,  quasi quanto la nostra.
E' un impellente bisogno fisico, folle, impertinente, che non vuol sentire ragioni nè scuse: come tale, lo si rende mansueto con una costante e passiva ubbidienza. 
S'impadronisce di noi, e noi diciamo Si. Inermi, al suo cospetto, lo difendiamo ad oltranza.

Ecco dunque profilarsi davanti al vetro delle mie pupille Grovigli di parole sposate a vuote emissioni di fiato: insieme, si raggomitolano in versi - Con timida loquacità, umili per Natura, questi luridi vermicelli strisciano per le vie del Creato e s'adagian, lievi, su di un cartaceo gaciglio.
Come potrei io resistergli? Maledetti Plasmatori d'Idee,  sono i primi a farsi spazio
Divincolandosi tra le righe melmose di un'istabilità costante
e tra Menti Malate e perdute che s'accasciano sul sentiero...
come me, su questo diario di legno...

(Sarò leale, con me stessa lo sono sempre stata. Sono una squilibrata, a detta di tutti; la psicopatica dalle gialle trecce che si barrica in casa per non sentire la voce del mondo, e si copre gli occhi per non vedere il cielo squarciato dalle nubi cariche di pioggia e rabbia. 
Credo non possa esistere reputazione migliore di questa, è da anni che coltivavo d'esserlo, ci sono riuscita...)




{Indotta è la solitudine che bevo; amara la fiala del silenzio che serra le mie labbra e sciorina un credo senza volto... oggi, più di ieri...} 


Sputo in faccia agli schemi, ho ribrezzo del rigore matematico che s'inceppa a causa della scialba convenzionalità umana.
Mal tollero anche il calendario, che riempe le vostre labbra d'una stabilità certificata, ve le impasta a lungo e fissa il tempo accontentandovi con questa serenità malferma e friabile.
Velate apparenze di cera che a me non bastano.
Percepisco lo scorrere lento ed il disperato scandire dei minuti sulla mia pelle, ne sperimento le variazioni in maniera sensibile, decisamente "anumerica".
Trovo sciocco e infondato disporre in un sistema di enumerazione di giorni, mesi, anni, quando la vita è impregnata d'una tale profondità oceanica che al solo pensiero mi irrigidisco e fremo per le vertigini.
Se ponessi, in fronte alla pagina, i numeri corrispondenti agli àtoni giorni che vivo, sentirei di tradire me stessa, dilaniare qualcosa fin nello spirito.
Ordinerò le sequenze di questa mia esistenza, radunando le vie comuni e spargendo lontano gli opposti, con il solo aiuto della Natura,feconda madre dal potere rivelatore, unica sempre-verde costante che sovrasta ogni cosa.



Vedo un omino in bilico morire tra filo spinato e sangue spezzettato; ondeggia a lungo tra i turbamenti nebulosi tutt'intorno,  va cercando l'Equilibrio con la sola forza delle mani screpolate...

A volte ho la sensazione di abitare in un desolato frammento del polo nord in cui io sono lo sola residente, quell'unica, povera anima che consuma lì un'elemosina vitalizia.
Temo di venir catapultata in questo squallido alone apatico, infossato nella solitudine, ogni qual volta capita di discorrere con un individuo - presumibilmente un mio simile, per quanto mi possa sembrar sciocco anche solo pensarlo.
Ecco che le parole, da fattore collante quale dovrebbero essere,si tramutano in potenziali armi atomiche.
Anche solo una di queste, che sia celata o troppo sfacciatamente proferita, è capace di scatenare l'Inferno dentro me.
Perchè è tanto difficile omologarsi a quello che io reputo, nella migliore delle ipotesi, un disordinato gregge d'anime dalla testa costantemente china sulle proprie scarpe?
Potrò mai riuscire ad assumere anch'io un ruolo passivo quanto il loro, far parte di quel coro disarmonico e mal appaiato?
Perchè mai non esito a rifiutare quegli schemi sociali ai quali voi siete fieri di aderire?, a oltrepassare le linee di prigionia tracciate dalla vostra cultura?
Cosa c'è poi di così affascinante in una realtà sterile e prossima al macello?




{Il sole giuoca con le nuvole spumose e nerastre; il vento, pungente,dispettoso, le spettina ad ogn'ora} 


Mi sento accecata da una quotidiana visione che, bella trionfante, pare impugnare lo scettro della più consueta semplicità.
Eppure contemplo, emozionandomi, quel percorso d'infinite possibilità che ho davanti.
 Sotto di me scorre un curioso alternarsi di linee, intrecciate e combinate tra loro per leggi amorose a noi sconosciute: ne risaltano alcune, spesse ed eccessivamente marcate, che son sicura abbiano voluto mettersi in mostra e superare le altre, meno fortunate, sbiadite e ormai deboli, nate da un tratto incerto e maldestro - quasi come se colui che le ha messe al mondo si fosse pentito del risultato subito dopo aver adagiato la mina sul foglio.Biechi rimorsi hanno urlato dentro lui fino ad avere la meglio...ed ecco che le linee prodotte portano il marchio del suo animo tormentato, lo vedo, lo percepisco - non sono pazza!,non mi sto inventando alqunchè,giuro! - lo ha impregnato sul foglio e lì ormai vi rimarrà.Sempre. Sparse su quest'antica e possente scrivania, copioso l'insieme di matite e mine; silenziose parentele le legano le una alle altre,rendendole complici d'un comune destino - ma noi siamo sordi,non ascoltiamo il loro richiamo, ignoriamo quella flebile voce, lontana.... disumana..
Mi circondano, cingendomi forte nella loro statica incombenza. Mi spaventano, sembrano far barriera tutte insieme e schierarsi, solidali, contro me che sono sola e indefesa, inerme - non credo avrei la forza per reagire, proprio no. Cerco invano un possibile alleato, ma nessuno è disposto a parteggiare per me, misero individuo pulsante e vivo, mio malgrado.Il compasso, animale solitario della compagnia, è l'unico che pare provare una specie di stomachevole compassione nei miei riguardi - ebbene, preferisco che anche lui si rivolti nella tomba insieme agli altri, che marcisca con loro nelle buche più profonde e incandescenti, ma sì, crogiolatevi anche, insieme!Mi chino sul foglio,mi affloscio sul suo candore e disperata soffio via un grumo di cancellatura mista a polvere di mina - persino loro hanno trovato compagnia!!, e afferro una matita che con meravigliosa sorpresa non oppone alcuna resistenza alla stretta.Mi fermo un istante a guardare le altre, le sue fedeli comari, diverse l'una dall'altra per misure e finalità forse, ma accomunate da un'unica, identica sorte - tutte si piegano ad ogni volere umano, modellandosi sulle dita per poi imprimere,orgogliose,un 'impronta sul foglio che sa di eternità.E puzza, puzza di uomo. Smussata, la punta della matita che impugno chiede pietà - mi implora, desidera che provveda a lei, ed io la accontento;raccolgo un vecchio e abbandonato temperino e la levigo sotto lame affilate e sprezzanti.Il polso gira, segue una traitettoria immaginaria, i colpi secchi e determinati - un pò a destra, subito dopo a sinistra, e ricomincia da capo, subito,subito.. - mentre il tempo sembra dilatarsi e tendere pericolosamente all' infinito.....Oh, tempo, scoglio d'un avvenire maledetto e disperato!Sono in pericolo,barricata nell'eternità d'un disegno mal riuscito, malsano prodotto umano,oggetto demoniaco....  devo trovar rifugio! Fuggire!, soccombere, o forse rinascere.. sotto mentite spoglie! Ma quali? Balzo in avanti, rovescio per terra ogni cosa - l'insieme armonico di colori si frantuma in un baleno, spezzando le leggi del fato, e rimango li, per un istante, a godere del potere conquistato ed imposto su quelle povere ed intricate essenze di polvere......; oh, che ingenua sono stata, folle, illusa!, nel ricercare una perfezione che non c'è, nel credere che potessi davvero realizzar qualcosa... credere in qualcosa, o provarci, almeno.Sperare, amare, desiderare, come tutti, come voi.Ho bisogno d'abbandonarmi ad un buio anche sonoro, neanche le ombre verranno a trovarmi - sprofondo in questo misero cassetto di legno, e qui consumerò le giornate,come un'esule felice si gode della solitudine ottenuta!Sì, lo voglio!

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La mia foto
A voi offro un cumulo di parole incenerite sotto l'obiettivo della mia macchina fotografica... Niente più, niente meno di questo.