sabato 8 gennaio 2011

Ogni storia è una miniera

Lavoravamo giorno e notte, a turno continuo, nelle profondità viscerali della terra: un inferno quotidiano, vissuto con eroica temperanza e brutale sopportazione.
Il tempo era un signore sconosciuto ed astratto, un'anonima realtà scandita dal battito regolare dei nostri gesti.
Il sudore inondava le vesti lerce, consunte, impregnate d'un acre odore di cui ho ancora impresso il ricordo, in una stampa che brucia d'eternità.

Le mani si annerivano prontamente con il contatto della polvere di carbone: la pressione esercitata dai palmi era terribile.
L'aria - pervasa dal famelico grisù - era divenuta oramai familiare, quasi fosse una consuetudine pericolosa alla quale non prestavamo attenzione: ne ignoravamo il rischioso potenziale, l'avevamo accolta con una disarmante familiarità...una compagnia di vita, nostro malgrado.
Il riposo era un'oasi di impensabile realizzazione, sebbene la fatica ci lacerasse le membra ed il martello pneumatico esaurisse le poche forze rimaste. Ripeto, giorno e notte.
Il lavoro, estenuante: nella sua quasi ossessiva ripetitività ci riduceva a brandelli di materia, inerme, indifesa, che a malapena conservava una qualche traccia di virile essenza.
Il fisico, sciupato a tal punto e sottoposto a sforzi disumani, andava incontro a concrete difficoltà motorie; per non parlare della scarsa concentrazione che si aveva e dell'inesorabile abbassamento delle prestazioni lavorative.

La nostra era una condizione di grave drammaticità: le questioni per sicurezza non erano minimamente considerate, è chiaro, non vi era alcuna legge che ci tutelasse in caso di infortunio. Non dimentichiamo inoltre che le ore e i turni superavano in maniera spaventosa i limiti del possibile, i confini dell'immaginabile.
Il pericolo del crollo albergò le nostre menti dal primo momento in cui ponemmo i piedi là sotto, quando entrammo a contatto con quel buio tenebroso; tormentava i nostri pensieri, pareva consumarci a poco a poco: in qualsiasi momento vi era la concreta possibilità che le pareti della miniera si sgretolassero, soffocando le nostre teste con una frana brutalmente catastrofica. 
Costretti a sopportare questo grandioso macigno, vi era in noi la consapevolezza che prima o poi un tragico epilogo avrebbe posto fine a quella nostra esistenza, pur sempre tale per quanto magra potesse essere.
Psicologicamente vinti dalla folle paura che risiedeva tra le membra sciupate, portavamo ugualmente avanti il lavoro - ognuno dedito al ruolo che gli competeva - nella speranza che la sorte non ci giocasse uno scherzo di cattivo gusto. O per lo meno non subito,non ora.

Accadde un giorno - o era forse  un turno notturno, quello? - che il timore di sempre si tramutò in una bieca realtà, sicchè la miniera divenne teatro del tragico incidente, quel dramma nel dramma di cui sempre, e da sempre, eravamo certi si sarebbe consumato.
Percepii io per primo quelli che potremmo comunemente definire i "campanelli d'allarme", famelici indizi di cui avrei volentieri fatto a meno....
furono i primi,sospettosi,cigolii circostanti, ai quali non eravamo abituati, ad inquietarmi : presto iniziarono a penetrarmi le orecchie, aumentando nell'immediato la loro intensità sino a diventare un frastuono incontenibile, smorzando l'aria e fendendola con colpi ripetuti.

Da quel momento in poi i fatti andarono ad intrecciarsi in contemporanea, e la rapidità con cui si susseguirono mi impedisce di riportarli con precisione; e sono inoltre costretto ad affrontare una battaglia contro la memoria, contro la disperazione. Contro me stesso che vorrebbe , o avrebbe voluto, rimuover tutto, come fosse un moscerino da catturare e poi uccidere.

Ebbe, la prima a crollare fu la galleria sotterranea; seguì uno scoppio dovuto alla deflagrazione che con una potenza esplosiva ridusse in polvere ogni cosa. La speranza divenne cenere, la vita cedette il posto alla Sciagura...

Non ci fu scampo. Nessuno poté mai più volgere gli occhi al cielo, rimirar le stelle e godere delle beatitudini della natura.
O accarezzare, per l'ultima volta, la mano del proprio bambino, o quella di una  moglie che da lì a qualche mese avrebbe partorito il primogenito tanto desiderato.
Tantomeno fu possibile, per nessuno di loro, vedere formarsi, su quei candidi visini nascituri o ormai maturi, le rughe segnate dall'età, dal tempo che passa, e che continuerà a fluire pur nell'assenza di padri, mariti, figli.

Furon stroncati dalla Morte che, nella sua imperturbabilità, li accolse d'improvviso senza concedere alcuna possibilità di fuga, salvezza,o un minuscolo ed istantaneo ripensamento.
Io non sono che l'unico sopravvissuto, quell'unico, fortunato, superstite di cui avrete senz'altro sentito parlare nei giornali; la mia foto fu cinicamente sbattuta in prima pagina, nell'immediato, quasi fossi stato il ritratto d'un miracolo vivente, un animale baciato dalla grazia chissà poi per quale motivo, o concessione.

Sapete, vi confesso che non avrei mai voluto rimanere in vita.
In una Vita che perde colore e forma, dopo un simile episodio.
Questa, segnata ormai in eterno, è destinata a marcire, a sgretolare l'anima dell'individuo, perseguitandolo all'Inferno... dando inizio ad un bieco ritorno alle origini, dove, una volta immerso nelle tenebre, avrò forse modo di rincontrarli, e dir loro che non li ho abbandonati, non era mia intenzione tradirli.
Questa triste testimonianza non troverebbe la sua ragione d'esistere se non per dare voce ai caduti , miei simili, miei amici; 
trattasi di un folle grido di speranza, più o meno illusoria, atta a riportare la giustizia,preservare la sicurezza dei lavoratori,e far risplendere la loro memoria.

4 commenti:

  1. Che storia intelligente, meravigliosa e toccante!

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  2. E'un piccolo elaborato che mi ha permesso di accedere ad alcune lezioni di scrittura creativa con i docenti della scuola Holden..
    niente di che...., però è uno spaccato che rappresenta la storia del territorio in cui vivo..

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  3. Sai, a volte i "piccoli elaborati" riescono, grazie alla schietta sincerità a commuovere ben più di opere scritte e rielaborate da consumati editor...
    Com'è stata la tua esperienza in Holden? Manco da circa 4 anni...

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  4. Meravigliosa!...una grande occasione!
    Alcuni docenti della scuola sbarcavano in Sardegna per qualche giorno e non potevo non approfittarne..son contenta di esser stata inserita nei corsi!
    peccato siano stati brevissimi :(
    tu quindi hai avuto modo di prender parte a quei progetti?

    ..e grazie delle belle parole, sono incoraggianti per una che è proprio alle prime armi :D

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La mia foto
A voi offro un cumulo di parole incenerite sotto l'obiettivo della mia macchina fotografica... Niente più, niente meno di questo.